Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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mercoledì, novembre 04, 2015

SULLA LEGGE DI STABILITA' I PRIMI NODI VENGONO AL PETTINE

di Giacomo Stucchi
Non comincia nel migliore dei modi il cammino della Legge di Stabilità. Nel senso che tutti i nodi vengono al pettine e le bugie del presidente del Consiglio Renzi a galla. Da registrare, in primis, le critiche della Corte dei conti, secondo la quale la manovra “lascia nodi irrisolti e l’aumento dell’Iva andava rimodulato non cancellato”. Ma c’è di più. Secondo i tecnici del Servizio Bilancio il taglio complessivo ai fondi regionali ammonta in tre anni, 2017-2019, a circa 17 miliardi. Imputando di fatto, come ha fatto notare il dimissionario presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, uomo non certo vicino al centrodestra, “due terzi dell’intera spending review a carico delle Regioni”. In pratica la stretta nella spesa pubblica viene concentrata per lo più a livello periferico, favorendo invece quella a livello centrale. Stessa musica se si passa dalle regioni ai comuni. Sull’abolizione della Tasi, e sulla manovra compiuta dal governo per compensare il mancato gettito per i sindaci, i tecnici del Sevizio Bilancio evidenziano infatti come il fondo che compensa la perdita del gettito della tassa sulla prima casa sia “rigido” e “limiti la manovra dei Comuni”. Con quali conseguenze, aggiungiamo noi, sulla qualità dei servizi i cittadini lo potrebbero scoprire molto presto sulla loro pelle. Come se non bastasse, i tecnici rilevano, poi, problemi di calcolo anche per quanto riguarda la sterilizzazione della clausola di salvaguardia che avrebbe fatto aumentare l’Iva nel 2016. Insomma, i conti di questa manovra, così come le promesse del governo, sono tutti da verificare. Basti pensare che secondo il presidente dell’Inps, Tito Boeri, non sono verosimili le previsioni del governo quando considera chiuso il capitolo esodati. Secondo Boeri, infatti, i fondi stanziati dal governo in Stabilità non sono abbastanza per chiudere definitivamente questa vicenda. Un dramma sociale, creato dall’ex ministro Fornero e dal Pd che ha fortemente appoggiato il governo Monti, rispetto al quale oggi Renzi vorrebbe mettere l’ennesima pezza.