Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, giugno 23, 2016

PD E ALLEATI GIA' PRONTI ALLA ROTTAMAZIONE DI RENZI

di Giacomo Stucchi
Dopo la sonora bocciatura avuta con il voto nelle città Matteo Renzi non ha più nessuna certezza. I suoi nemici all’interno del Pd non lo temono più, e sono già venuti allo scoperto, mentre i suoi adulatori potrebbero presto cambiare atteggiamento qualora questo si rendesse necessario per salvare la loro poltrona. Perché se è molto probabile la fine della fase ascendente della parabola renziana, soprattutto in assenza di significativi risultati sul fronte economico, come del resto certificato anche dalla relazione della Corte dei Conti, è invece certo che nella fase discendente saranno in molti, nel Pd e negli alleati di governo, a cambiare registro. Si cominciano allora a valutare le possibili contromisure per restare a galla. Come quella di “sganciare” le sorti del governo, e persino quelle politiche personali del premier, dall’esito del referendum costituzionale. Il cui epilogo, sino a qualche mese fa, era dato per scontato a Palazzo Chigi nel senso dell’approvazione della riforma; ma oggi non è più così. Nonostante l’occupazione mediatica delle ragioni del Sì, che di fatto falsano il principio democratico di pari accesso all’informazione, nessuno oggi nel governo metterebbe la mano sul fuoco sul passaggio della riforma Renzi-Boschi. Anzi, con il passare dei giorni e delle settimane, le ragioni del No sembrano prevalere nell’opinione pubblica e con esse i timori di ministri e alleati di governo. Ma una simile giravolta politica, che smentirebbe tutte le dichiarazioni e gli annunci fatte dal premier sul legame indissolubile tra il suo futuro politico e la riforma costituzionale, sarebbe troppo anche per un uomo politico disinvolto come Renzi. La sensazione, però, è che qualora nei prossimi giorni o settimane i sondaggi sul referendum costituzionale dovessero confermare o incrementare il trend negativo per il fronte del Sì allora al presidente del Consiglio potrebbe anche non bastare “rinnegare” il connubio tra l’esito referendario e il suo destino politico, perchè a quel punto forse sarebbero i suoi stessi alleati di governo e il suo stesso partito a rottamarlo senza indugi.