Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, ottobre 06, 2016

CARA ITALIA, VUOI DIVENTARE LA REPUBBLICA DELLE BANANE?

di Giacomo Stucchi
Gli slogan a favore del Sì che campeggiano sui manifesti nelle strade delle nostre città fanno il paio con il quesito referendario sulla scheda elettorale. In entrambi i casi si stratta di pubblicità ingannevole basata su domande retoriche, alle quali nessuna persona di buon senso, a prescindere dalla sua preferenza politica, risponderebbe con un no; ma che c’entrano poco o nulla con le modifiche alla Costituzione introdotte dalla riforma Renzi-Boschi. La bugia, o se si preferisce la manipolazione della realtà, è l’ultima arma in mano al premier e al suo governo per cercare di convincere i cittadini a votare Sì. Sostenere, infatti, che la riforma costituzionale riduce il numero dei politici, fa risparmiare soldi pubblici, accorcia i tempi del procedimento legislativo e, più in generale, migliora l’efficienza del nostro sistema istituzionale, è come dire che l’Italia ha il debito pubblico più basso al mondo! In realtà il duo Renzi-Boschi propone un “senaticchio” dalle funzioni legislative confuse e pasticciate che continuerà ad avere più o meno gli stessi costi per il contribuente ma, ridotto nel numero dei suoi componenti, costituirà la foglia di fico che serve a Renzi per dimostrare all’opinione pubblica che la sua riforma farà risparmiare denaro pubblico. Circa i tempi del procedimento legislativo occorre poi spiegare che essi dipendono anche e soprattutto dalla volontà politica dei partiti di governo e del premier stesso; più che dai passaggi delle leggi da una Camera all’altra, che comunque non sono un inutile ping-pong ma una funzione democratica di controllo e verifica. Basti pensare del resto all’attuale situazione parlamentare. Il destino e i tempi di approvazione di molti provvedimenti, dalla riforma penale a quella del codice civile, dalle norme sul nuovo codice della strada alla regole per il cyberbullismo, non dipendono dal procedimento legislativo previsto nell’attuale Costituzione, ma dallo stallo creatosi in Parlamento a seguito della lunghissima campagna elettorale referendaria voluta dal premier; al solo scopo, peraltro, di risalire la china nei sondaggi che lo danno perdente. Nel frattempo, però, il prezzo che il Paese sta pagando per la scommessa del presidente del Consiglio è altissimo. Abbiamo, infatti, un capo del governo che anziché preoccuparsi di predisporre conti pubblici credibili e politiche economiche degne di questo nome, preferisce fare i giochetti coi numeri del bilancio dello Stato al solo scopo di poter ottenere maggiore flessibilità da Bruxelles ed impiegare soldi pubblici in mancette elettorali. Abbiamo un capo del governo che anziché preoccuparsi seriamente per le migliaia di persone che ogni giorno dal nord Africa continuano a sbarcare sul nostro territorio, se ne va in giro per il Paese a farsi dei selfie da postare sui social. Abbiamo un capo del governo che anziché pensare davvero ad avviare la ricostruzione delle zone del Centro Italia colpite dal terremoto dello scorso agosto, annuncia di avere i soldi per costruire un Ponte sullo Stretto di Messina che tutti sanno non si farà mai ma che gli serve per conquistare voti al sud. Abbiamo, infine, un capo del governo che prima fa approvare una nuova legge elettorale e poi si dichiara disponibile, ma solo a parole, per una sua modifica; e addossa al Parlamento la responsabilità di cambiarla. In realtà tutti hanno capito che le modifiche all’Italicum non dipendono né dal sistema né dal procedimento legislativo ma dai veti incrociati che esistono nel Pd e nella maggioranza; e che, sino a oggi, il premier non ha certo contribuito a superare. Per questo Renzi vuole la riforma costituzionale abbinata all’Italicum: una sola Camera che dà la fiducia al governo e costituita da parlamentari per lo più nominati, che mai e poi mai metterebbero a repentaglio il loro destino politico contraddicendo il segretario-premier. Insomma, ciò che il presidente del Consiglio desidera più di ogni altra cosa è essere l’uomo solo al comando alla guida del Paese. Ma tutto questo non migliorerebbe l’efficienza del nostro sistema istituzionale, mentre lo renderebbe di certo più simile a una Repubblica delle banane.