Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

giovedì, ottobre 13, 2016

NO ALLA RIFORMA E AL GOVERNO RENZI

di Giacomo Stucchi
Con il voto referendario del 4 dicembre, oltre a bocciare una riforma della Costituzione scritta coi piedi e pericolosa per la democrazia (in virtù del combinato disposto con l’Italicum), è verosimile mandare a casa un governo che da più di due anni prende in giro i cittadini? Si, lo è certamente. La riforma Boschi-Renzi non è il frutto di una lavoro condiviso in Parlamento ma il risultato di uno scontro tra la maggioranza, che ha sempre fatto valere la forza dei numeri, e la minoranza, le cui istanze non sono mai state prese in considerazione. Ecco perché gli appelli degli esponenti di governo a una valutazione del merito fanno davvero sorridere. I contenuti della “schiforma” li conosciamo bene e sappiamo che disastri porterebbero nel nostro sistema legislativo qualora venissero approvati. Siamo certi, però, che questo non accadrà. Nonostante il premier stia facendo di tutto per far vincere il Sì, è la mancanza di credibilità a costituire la sua principale zavorra. “Stai sereno Enrico” è una frase che non si dimentica soprattutto nel suo stesso partito, il Pd, dove gli oppositori di Renzi non si fidano delle aperture verbali sulle modifiche alla nuova legge elettorale. Ma il presidente del Consiglio non è neppure credibile su molte altre questioni. Per esempio, quando con l’Ue rivendica una maggiore flessibilità nei conti pubblici. Una politica, quella della maggiore flessibilità, che serve solo apparentemente perché porta a un maggiore indebitamento per il nostro Paese. Vogliamo forse lasciare a chi verrà dopo di noi un’economia ancora più indebitata di quanto già non lo sia? La novità, della quale avremmo preso atto con piacere, sarebbe stata quella di dire all'Europa che una parte dei soldi che l'Italia versa all’Ue come Stato membro sarebbe stata trattenuta per affrontare le nostre emergenze. Tenere in cassa una parte dei molti miliardi che ogni anno diamo a Bruxelles, per avere in cambio molto meno, anche in termini di politiche sull’immigrazione o sulla tutela dei nostri prodotti (come quelli agricoli), sarebbe stato un vero risultato. Creare nuovo deficit, invece, porterà solo nuovi problemi.