Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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martedì, novembre 08, 2016

TORNA L'APOCALISSE

di Giacomo Stucchi
Il veemente intervento del premier nel fortino della Leopolda denota più debolezza che forza. Renzi è in grosse difficoltà, dentro e fuori il suo stesso partito. Dentro il Pd, perché ha da tempo capito che una sconfitta del Sì al referendum sarebbe solo l’inizio della fase discendente della sua parabola politica; fuori dal Pd, perché le sue parole convincono sempre meno un’opinione pubblica molto perplessa sulle riforme ma anche sulla politica del governo in generale. Le dichiarazioni del presidente della Commissione Ue Juncker, del resto, la dicono lunga su quanta "fiducia" e "considerazione" il premier e il suo governo godono perfino a Bruxelles. La sensazione è che, a meno di un mese dal voto referendario, il presidente del Consiglio stia vivendo questi giorni con profonda frustrazione. Constatare di aver sin qui fallito tutti i tentativi per risalire la china, dalla manovra economica elettorale agli effetti speciali regalatigli da Obama nella sua visita a Washington, dall’estenuante presenza in tutte le trasmissioni televisive alle mille promesse fatte in ogni dove, deve riuscirgli davvero difficile. Persino lo scontro generazionale alimentato ad arte, secondo la narrazione renziana che vedrebbe il “nuovo” dalla parte delle riforme e il “vecchio” contro, è smentito dai fatti. In primo luogo perché ad essere contro queste riforme pasticciate sono proprio i giovani, in secondo luogo perchè tutti hanno capito che il discrimine non è tra il cambiamento e lo status quo ma tra il buon senso e l’insensatezza. Inoltre è ormai evidente che se vince il Sì l'Italicum resterà così com'è, con tutte le sue pericolose conseguenze in virtù del combinato disposto con la riforma costituzionale. E allora ecco che la rinnovata minaccia del diluvio universale, in caso di sconfitta dei Sì, torna ad essere la bussola politica del premier nel disperato tentativo di invertire il trend dei sondaggi che vede consolidare il vantaggio del No. Renzi obtorto collo si era sforzato di non personalizzare la campagna referendaria ma non ha convinto nessuno e quindi, da qui al 4 dicembre, è verosimile che i toni apocalittici possano anche aumentare. Nel frattempo però a rimetterci sarà il Paese, costretto a vivere un altro mese di “sospensione” durante il quale non sarà presa nessuna decisione che conta.