Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, dicembre 15, 2016

LE TRAME DI RENZI CI PORTANO ALLO SFACIO

di Giacomo Stucchi
In Gran Bretagna il premier David Cameron si è dimesso un istante dopo l'esito a lui sfavorevole del referendum sulla Brexit, dando un esempio di che cosa significhi il rispetto della democrazia. Nel nostro Paese, invece, l’ex presidente del Consiglio e attuale segretario del Pd Matteo Renzi, che in un centinaio di occasioni pubbliche aveva annunciato il suo ritiro dalla scena politica in caso di sconfitta al referendum costituzionale, ha fatto solo finta di sloggiare dal Palazzo. Perché, ancorché sfiduciato dal voto di 20 milioni di cittadini, non solo non sparisce dalla politica ma trama e tesse le fila, prima per insediare un governo fotocopia dell’uscente e poi per condizionarlo in modo subdolo. La cosa più preoccupante, però, è che dopo aver messo il Paese in una situazione di stallo, senza neppure una legge elettorale omogenea tra le due Camere, le trame di Renzi per cercare di tornare a Palazzo Chigi potrebbero avere ulteriori conseguenze negative per il Paese. Come dimostra la dichiarazione di un ministro uscente e rientrante, quello del Lavoro Giuliano Poletti, circa la data in cui svolgere il referendum sul Jobs Act. "Se si vota prima del referendum – ha detto infatti il ministro - il problema non si pone. Ed è questo, con un governo che fa la legge elettorale e poi lascia il campo, lo scenario più probabile". Parole sconsiderate che fanno capire come l’intenzione di Renzi sia solo quella di tirare a campare condizionando il governo Gentiloni e poi, tra qualche mese, portare il Paese alle urne per impedire ai cittadini di esprimersi sul Jobs Act. Il voto per le Politiche a giugno, infatti, farebbe slittare di un anno quello referendario. E’ evidente che ormai la semplice parola referendum fa tremare dalla paura i renziani, ma ammettere di volere il voto politico solo per evitare una nuova batosta referendaria è inammissibile. Anche perchè le richieste relative a tre referendum abrogativi del Jobs Act, proposti dalla Cgil, sulle quali la consulta si esprimerà a partire dal prossimo 11 gennaio sono sottoscritti da 3 milioni di cittadini; e ignorarli, più che una caduta di stile, a noi sembra davvero l’ultima spiaggia del renzismo. La verità è che Renzi considera una vera e propria sciagura un eventuale referendum sulla riforma del lavoro perchè solleverebbe il vaso di Pandora su un’altra delle sue “perle” legislative che, tra modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e introduzione dei voucher, più che modificare il mercato del lavoro lo ha ridotto ad un suk; nel quale peraltro ad avere la peggio è sempre il lavoratore. Ecco perchè, per quanto ci riguarda, la soluzione migliore per uscire da questa situazione rimane quella di andare a votare subito, con qualsiasi sistema elettorale.