IL PD COME SATURNO
di Giacomo Stucchi
A giudicare dai resoconti giornalistici sui lavori dell’ultima
direzione del Pd, ma anche dalle dichiarazioni del ministro della
Giustizia, Andrea Orlando, che conferma la sua contrarietà al
disegno renziano sulla legge elettorale, e non solo, sembra di capire che dalle
parti del Nazareno il congresso non sia mai finito, e forse non finirà mai.
Viene da chiedersi come un elettore di buon senso possa mai dare il voto a un
partito che, in una sola legislatura, ha già fatto cadere due suoi governi e
potrebbe fare lo stesso con il terzo. Quasi come un moderno Saturno, la divinità
greca che secondo la mitologia divorò i suoi figli uno a uno per la paura di
essere soppiantato e privato del potere, il Pd butta giù i suoi governi come
nulla fosse. Poco importa, comunque, perché alla fine ciò che conta davvero è
che il treno della nuova legge elettorale, e delle elezioni politiche a breve,
sia partito e proceda spedito.
Gli esponenti del Pd più vicini a Renzi, che nel frattempo si è
improvvisato come improbabile lettore di rassegna stampa, hanno sempre detto che
la legislatura è finita il 4
dicembre scorso ma hanno omesso di aggiungere che insieme
alla legislatura è finita anche la stagione politica dell’uomo solo al comando.
Ne avremo una prova molto presto quando, finalmente, torneremo a votare e Renzi
capirà che vincere le elezioni politiche è tutt'altra cosa che battere un paio
di avversari al congresso del suo partito. La verità è che l'ex premier
ha provato a fare il riformatore ma gli è andata male. Si è ripreso
il partito ma il suo fatturato politico rimane fallimentare. A cominciare dalla
sue riforme, in primis quella sul mercato del lavoro, con poche luci e molte
ombre. Gli stessi dati dell'Istat su occupazione e Pil, che i renziani cercano
di magnificare in ogni modo, fotografano una realtà ancora lontana da quella di
altri Paesi europei. A fronte, però, di costosissimi incentivi pubblici che non
hanno prodotto gli effetti sperati.
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