L'UE E GENTILONI DANNO RAGIONE ALLA LEGA NORD SU MIGRANTI E LIBIA
di Giacomo Stucchi
Bisognava arrivare ai mega sbarchi di giugno, quando
in soli due giorni arrivarono sulle nostre coste diecimila migranti, e a quelli
di luglio, per convincere il governo Gentiloni e la
Ue a fare qualcosa per arginare un fenomeno del tutto fuori
controllo. Soprattutto perché per anni i governi a guida Pd hanno preso
sottogamba il problema dell’immigrazione clandestina, approcciandosi al fenomeno
con l’atteggiamento dogmatico tipico della sinistra che è consistito
nell’accogliere tutti ad ogni costo. A ciò si aggiunga il totale disinteresse
dell’Ue che ha lasciato sola l’Italia ad affrontare i flussi migratori illegali
provenienti dalla Libia. Ma, come detto, i numeri degli sbarchi già all’inizio
dell’estate erano imponenti e con essi montava la rabbia dei sindaci, molti
anche del Pd, e dei cittadini che non erano più disposti ad accettarne nemmeno
uno nelle loro città. Ecco quindi arrivare provvedimenti, come il codice di
comportamento per le Ong e la missione italiana in Libia, approvata dal
Parlamento prima della pausa estiva, adottati però in un quadro generale
confuso e quanto mai incerto; e, comunque, solo quando il governo non ha potuto
più fare finta di nulla e si è dovuto arrendere all’evidenza che non era più
possibile accogliere nessuno.
Finalmente, quindi, il governo ha capito che bisognava darsi da fare nel ginepraio libico, per quanto possibile considerato lo scenario di quel Paese, soprattutto per collaborare con le autorità locali e scongiurare la partenza dei barconi. Una strategia avallata dall’Ue nel vertice di Parigi, nel quale Macron, Merkel e Rajoy si sono impegnati, per il momento solo a parole, a rivedere i trattati di Dublino (secondo cui la responsabilità dell’asilo è del Paese di primo sbarco); a collaborare fattivamente per una stabilizzazione della Libia con un sostegno concreto; a realizzare un piano d’azione a breve termine per il controllo dei flussi migratori, prevedendo un’identificazione già nei paesi di transito attraverso una cooperazione con i Paesi africani e anche una presenza militare sul campo. Insomma, né più né meno di quanto da anni la Lega Nord suggerisce di fare per affrontare il problema; e per questo tacciata di essere razzista. Vedremo quindi se, a livello Ue, dalle buone intenzioni si passerà finalmente ai fatti concreti. Ma soprattutto se la politica sull’immigrazione, sin qui condotta dalla sinistra nel nostro Paese, non sarà più ambigua e guarderà a una prospettiva di lungo periodo; oppure se, passate le elezioni, torneranno a spalancare le porte di casa a tutti gli immigrati.
Finalmente, quindi, il governo ha capito che bisognava darsi da fare nel ginepraio libico, per quanto possibile considerato lo scenario di quel Paese, soprattutto per collaborare con le autorità locali e scongiurare la partenza dei barconi. Una strategia avallata dall’Ue nel vertice di Parigi, nel quale Macron, Merkel e Rajoy si sono impegnati, per il momento solo a parole, a rivedere i trattati di Dublino (secondo cui la responsabilità dell’asilo è del Paese di primo sbarco); a collaborare fattivamente per una stabilizzazione della Libia con un sostegno concreto; a realizzare un piano d’azione a breve termine per il controllo dei flussi migratori, prevedendo un’identificazione già nei paesi di transito attraverso una cooperazione con i Paesi africani e anche una presenza militare sul campo. Insomma, né più né meno di quanto da anni la Lega Nord suggerisce di fare per affrontare il problema; e per questo tacciata di essere razzista. Vedremo quindi se, a livello Ue, dalle buone intenzioni si passerà finalmente ai fatti concreti. Ma soprattutto se la politica sull’immigrazione, sin qui condotta dalla sinistra nel nostro Paese, non sarà più ambigua e guarderà a una prospettiva di lungo periodo; oppure se, passate le elezioni, torneranno a spalancare le porte di casa a tutti gli immigrati.
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