AL VOTO IL PRIMA POSSIBILE
di Giacomo Stucchi
I moniti dell’Unione europea al governo Gentiloni
e al Ministro dell’economia Padoan, sulla necessità di raddrizzare i nostri conti
pubblici, sono ormai all’ordine del giorno. Un fatto che la dice lunga sull’incapacità
dei governi di centro sinistra non solo a tenere i conti in ordine, peraltro
con una congiuntura economica favorevole, grazie alla politica dei bassissimi
tassi di interesse fin qui portata avanti dalla Banca centrale europea, ma
anche a farsi rispettare dai burocrati di Bruxelles. I quali da un lato
chiedono il rigore sui conti, anche a costo di enormi sacrifici per i
cittadini, e dall’altro lato, però, assegnano la sede dell’Ema (e il suo
indotto da circa due miliardi di euro l’anno) senza tenere conto di dati
oggettivi, in base ai quali Milano non avrebbe avuto rivali. Ma che futuro può
mai avere un’Unione siffatta? E che futuro può mai avere un Paese guidato da un
governo incapace di far valere le proprie ragioni? Ormai da mesi ascoltiamo la
favoletta di un economia in costante crescita e di un governo che dovrebbe
accompagnarla, ma poi scopriamo che l’Ue avverte sulla necessità di una manovra
correttiva nella prossima primavera che potrebbe valere alcuni miliardi di
euro; e non servono a consolare granché le dichiarazioni di Padoan
che smentisce questa ipotesi. Purtroppo tutti hanno ormai capito che questo
inconcludente governo lascerà solo macerie, con l’aggravante che più resta al
suo posto e più fa danni su pensioni, sicurezza, lavoro, tasse, e molto altro
ancora. Inoltre preoccupano i temi oggetto di trattative messi sul piatto nel
centrosinistra per cercare di trovare la quadra. Si tratta, infatti, di misure
ispirate dalla convenienza del Pd e dei suoi alleati, costretti ad inventarsi di
tutto pur di risalire la china di un consenso elettorale, ma che non servono al
Paese. Ecco perché occorre andare a votare al più presto e mettere i cittadini
nelle condizioni di scegliere a chi affidare il futuro del nostro Paese, visto
che sul presente è meglio stendere un velo pietoso.
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