Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, dicembre 21, 2017

LA LEGA E IL CENTRODESTRA PER GUARDARE AVANTI CON FIDUCIA


di Giacomo Stucchi

In questi giorni di fine anno e di legislatura è possibile farsi un’idea di quanta confusione e improvvisazione ci sia nell’attività dell'esecutivo a guida Pd anche dall’ultimo provvedimento del governo e della sua maggioranza, la legge di Bilancio. Improntata per lo più all’acquisizione del consenso elettorale del momento, non certo a una prospettiva più ampia, con il rinnovo o l’introduzione dei soliti bonus. Una politica già inaugurata dall’ex premier Matteo Renzi, in occasione delle elezioni europee del 2014, e portata avanti in coincidenza con tutti gli appuntamenti elettorali. Ma con scarsi risultati, visto che i cittadini hanno dimostrato di aver capito il giochetto renziano, bocciandolo sonoramente in più occasioni: prima al referendum sulla riforma costituzionale dello scorso anno, e poi alle elezioni amministrative dell’anno che volge al termine. La logica e la coerenza avrebbero, quindi, dovuto suggerire al segretario del Pd di farsi da parte, e invece ha solo ceduto temporaneamente la poltrona a Paolo Gentiloni. Il quale, però, non si è limitato a tenergliela in caldo ma ha preso gusto ad occuparla. E’ tutta qui, in sintesi, la storia della legislatura che sta per concludersi, allo stesso modo di come era iniziata: nel segno, cioè, dell’inconcludenza del Pd e della sua classe dirigente, troppo impegnata a guardarsi l’ombelico per pensare davvero a risolvere i problemi del Paese. Che rimangono tutti sul tappeto: dalle crescita debole, tra le ultime delle economie europee, alla disoccupazione (che rimane drammatica se si guarda ai giovani e alle donne), dalla pressione fiscale insopportabile alla fallimentare gestione dell’immigrazione, dalle pensioni che vengono sempre più allontanate nel tempo alla riforma della scuola (che è costata miliardi di euro ma ha lasciato scontenti tutti, dagli insegnati agli studenti). La vera sostanza di questa politica fallimentare è, però, quella di aver sprecato tempo e risorse pubbliche preziose, nonché una congiuntura favorevole. Con questa eredità politica lasciata dal Pd non possono esserci dubbi sulla scelta che i cittadini dovranno fare quando saranno chiamati alle urne. A tal proposito, condividiamo le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella quando esorta a non esacerbare gli animi in campagna elettorale e invita a parlare di cose concrete; ma, aggiungiamo noi, questo buon senso non può tradursi in una fuga del Pd dalle proprie responsabilità o nel fare tabula rasa di quanto fatto dai governi dem in questi anni. Durante i quali le lacune sono state evidenti e su più fronti. Basti pensare alle riforme, tutte più o meno prive di effetti davvero risolutivi, ma anche alla gestione delle emergenze. Mi riferisco, in primis, alla ricostruzione nei territori colpiti dagli eventi sismici. Ancora oggi, purtroppo, raccogliamo testimonianze di sfollati che raccontano i loro indicibili disagi per essere stati messi tardi e male nelle condizioni di andare avanti. Soprattutto a causa di inspiegabili ritardi nella macchina della ricostruzione o dell’indifferenza di chi non ha provveduto a snellire le procedure burocratiche. Consapevoli di tutto questo, con la fine dell’anno e della legislatura occorre tuttavia volgere lo sguardo al futuro con la consapevolezza che il caos, la confusione e l’inefficienza dello Stato, non sono condizioni ineluttabili per il nostro Paese ma solo la conseguenza dell’azione di governi incapaci; è che, soprattutto, non sarà sempre così perché un’alternativa esiste ed è quella alla quale la Lega e il centrodestra stanno lavorando, per metterla a disposizione dei cittadini e con loro raggiungere nuovi e migliori traguardi.