LA LEGA E IL CENTRODESTRA PER GUARDARE AVANTI CON FIDUCIA
di Giacomo Stucchi
In questi giorni di fine anno e di legislatura è possibile farsi
un’idea di quanta confusione e improvvisazione ci sia nell’attività
dell'esecutivo a guida Pd anche dall’ultimo provvedimento del governo e della
sua maggioranza, la legge di Bilancio. Improntata per lo più all’acquisizione
del consenso elettorale del momento, non certo a una prospettiva più ampia,
con il rinnovo o l’introduzione dei soliti bonus. Una politica già
inaugurata dall’ex premier Matteo Renzi, in occasione delle
elezioni europee del 2014, e portata avanti in coincidenza con tutti gli
appuntamenti elettorali. Ma con scarsi risultati, visto che i cittadini hanno
dimostrato di aver capito il giochetto renziano, bocciandolo sonoramente in più
occasioni: prima al referendum sulla riforma costituzionale dello scorso anno, e
poi alle elezioni amministrative dell’anno che volge al termine. La logica e la
coerenza avrebbero, quindi, dovuto suggerire al segretario del Pd di farsi da
parte, e invece ha solo ceduto temporaneamente la poltrona a Paolo
Gentiloni. Il quale, però, non si è limitato a tenergliela in caldo ma
ha preso gusto ad occuparla. E’ tutta qui, in sintesi, la storia della
legislatura che sta per concludersi, allo stesso modo di come era iniziata: nel
segno, cioè, dell’inconcludenza del Pd e della sua classe dirigente, troppo
impegnata a guardarsi l’ombelico per pensare davvero a risolvere i problemi del
Paese. Che rimangono tutti sul tappeto: dalle crescita debole, tra le ultime
delle economie europee, alla disoccupazione (che rimane drammatica se si guarda
ai giovani e alle donne), dalla pressione fiscale insopportabile alla
fallimentare gestione dell’immigrazione, dalle pensioni che vengono sempre più
allontanate nel tempo alla riforma della scuola (che è costata miliardi di euro
ma ha lasciato scontenti tutti, dagli insegnati agli studenti). La vera
sostanza di questa politica fallimentare è, però, quella di aver sprecato tempo
e risorse pubbliche preziose, nonché una congiuntura favorevole. Con questa
eredità politica lasciata dal Pd non possono esserci dubbi sulla scelta che i
cittadini dovranno fare quando saranno chiamati alle urne. A tal proposito,
condividiamo le parole del Presidente della Repubblica Sergio
Mattarella quando esorta a non esacerbare gli animi in campagna
elettorale e invita a parlare di cose concrete; ma, aggiungiamo noi, questo
buon senso non può tradursi in una fuga del Pd dalle proprie responsabilità o
nel fare tabula rasa di quanto fatto dai governi dem in questi anni. Durante i
quali le lacune sono state evidenti e su più fronti. Basti pensare alle riforme,
tutte più o meno prive di effetti davvero risolutivi, ma anche alla gestione
delle emergenze. Mi riferisco, in primis, alla ricostruzione nei territori
colpiti dagli eventi sismici. Ancora oggi, purtroppo, raccogliamo testimonianze
di sfollati che raccontano i loro indicibili disagi per essere stati messi tardi
e male nelle condizioni di andare avanti. Soprattutto a causa di inspiegabili
ritardi nella macchina della ricostruzione o dell’indifferenza di chi non ha
provveduto a snellire le procedure burocratiche. Consapevoli di tutto questo,
con la fine dell’anno e della legislatura occorre tuttavia volgere lo sguardo
al futuro con la consapevolezza che il caos, la confusione e l’inefficienza
dello Stato, non sono condizioni ineluttabili per il nostro Paese ma solo la
conseguenza dell’azione di governi incapaci; è che, soprattutto, non sarà sempre
così perché un’alternativa esiste ed è quella alla quale la Lega e il
centrodestra stanno lavorando, per metterla a disposizione dei cittadini e con
loro raggiungere nuovi e migliori traguardi.
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