di Giacomo Stucchi
Nel suk di proposte elettorali della sinistra qualcuna
appare davvero curiosa e surreale. Come
quella avanzata dal leader di Liberi e uguali, Pietro Grasso, che ha proposto l'abolizione delle tasse
universitarie ma senza tenere conto che per gli studenti meno abbienti il
pagamento delle tasse è già esentato; e quindi in alcun modo l’iniziativa del
presidente del Senato verrebbe incontro a chi non ha le possibilità economiche
di frequentare l'università. Peggio di Grasso, però, potrebbe riuscire a fare l’ex premier Matteo
Renzi, se dovesse inserire nel programma elettorale del Pd la proposta di
abolizione del canone Rai. Un’idea condivisibile, certo, ma non credibile se
proviene da chi il canone lo ha inserito in bolletta, come ha fatto Renzi
quando era a Palazzo Chigi. L’iniziativa di abolire il canone, del resto, sul
piano dell’incoerenza farebbe il paio con l’eventuale candidatura del
segretario del Pd al Senato, ovvero in quella stessa Assemblea che da premier
ha cercato di abolire con il referendum costituzionale. Insomma, se gli
elettori cercassero un minimo di coerenza, in chi si propone al loro giudizio,
meglio lasciare perdere la sinistra e il Pd e guardare decisamente altrove. In
primis alla Lega che coerentemente si è sempre battuta contro l’approvazione
della legge Fornero, che infatti non ha votato prevedendo che avrebbe creato
solo problemi. I fatti, poi, ci hanno dato ragione: dal dramma sociale degli esodati
al caos sulle categorie da ammettere all’anticipo della pensione, non c’è stato
un solo momento, dall’entrata in vigore della riforma, in cui i governi non
sono stati costretti ad intervenire per porre rimedio alle storture della
legge. Senza dimenticare, poi, le gravi conseguenze sull’occupazione giovanile,
di certo penalizzata dall'innalzamento dell'età pensionabile che mantiene
sempre di più al lavoro le persone. Nonostante tutte queste evidenti
conseguenze negative la legge Fornero è però ancora in vigore, soprattutto per
volontà del Pd che non ha mai voluto modificarla con il pretesto delle
coperture finanziarie che non ci sarebbero. Ma i miliardi per i bonus
elettorali sono stati trovati, così come le risorse per gli anticipi di
pensione previsti nell'ultima legge di bilancio, dettata peraltro più dalle
esigenze elettorali dei idem che non dalla necessità di riformare davvero il
sistema pensionistico. Tutto lascia pensare, quindi, che con il Pd ancora a Palazzo Chigi nei prossimi
anni la gente andrebbe in pensione dopo
i settant'anni! Al contrario, invece, con la proposta di superare la legge
Fornero avanzata dalla Lega e accettata da tutto il centrodestra, e quindi tra
i primi punti del programma di governo che la coalizione porterà avanti una volta
vinte le elezioni del 4 marzo, si renderà giustizia a tutti coloro che,
avendone maturato i requisiti, hanno il sacrosanto diritto di andare in
pensione in tempo utile per potersela godere.