QUELLA "CARTA DELLA CREDIBILITA'" DEL PD CHE NON ESISTE
di Giacomo
Stucchi
L’armamentario
elettorale dell’ex premier Matteo Renzi, che rinfaccia al centrodestra
di avere già governato e fallito, e che rivendica per sé “la carta della
credibilità” per i presunti risultati raggiunti alla guida del Paese, denota la
debolezza con la quale il segretario del Pd affronta la campagna elettorale. Il
fatto che abbia bisogno di risalire addirittura all’ultimo
periodo del centrodestra al governo, per convincere gli elettori a votarlo,
anziché concentrarsi sugli ultimi sei anni di ininterrotta presenza del suo
partito a Palazzo Chigi, la dice lunga su quanti pochi reali successi abbia da
rivendicare. Del resto l’elenco dei fallimenti è davvero variegato. Dalla
riforma costituzionale miseramente affossata da una valanga di no degli
elettori, al Jobs act il cui impatto sul mondo del lavoro ha prodotto solo
precariato, sono i fatti a dire come stanno le cose. Con un’economia che non
decolla e con i giovani che continuano ad essere disoccupati o, per chi un
lavoro ce l’ha, assunti per lo più a tempo determinato e quindi impossibilitati
a guardare al loro futuro con ottimismo. E se una minima ripresa economica
esiste non è certo grazie a Renzi o Gentiloni, e alle loro
fallimentari politiche, ma lo si deve soltanto al nostro sistema
produttivo che nonostante i disastri dei governi di sinistra riesce ad essere
competitivo sui mercati internazionali. Il segretario del Pd non ha nulla da
rivendicare nemmeno sul fronte dell'immigrazione dove le poche e insufficienti
iniziative degne di nota, non certo per iniziativa di Renzi, sono
arrivate comunque dopo che il Paese è stato messo a dura prova dallo sbarco di
centinaia di migliaia di immigrati clandestini. Persino sul fronte della scuola
la sua riforma è “riuscita” nell’impresa di scontentare tutti, dagli insegnanti
agli studenti, alle famiglie. Del tutto privi di effetti importanti sul fronte
della ripresa dei consumi, poi, gli 80 euro in più nelle buste paghe di una
platea di contribuenti; che peraltro saranno vanificati nel 2018 da una raffica
di aumenti, tra cui luce, gas e pedaggi autostradali. Insomma, la “carta della
credibilità” del Pd al governo non esiste e il 4 marzo, ne siamo certi, sarà
l’occasione che i cittadini aspettano da tempo per dare il ben servito ai dem e
ai loro governi fallimentari.
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