Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

PENSIERI E IMMAGINI: vi presento il mio blog. Un modo per tenermi in contatto con gli elettori, con gli amici e con tutti coloro che, anche con opinioni diverse dalle mie, desiderano lasciare un loro commento. Grazie.

martedì, febbraio 27, 2018

ECCO PERCHE' IL 4 MARZO VINCERANNO LA LEGA E IL CENTRODESTRA


di Giacomo Stucchi

La lezione referendaria deve essere servita al segretario del Pd Matteo Renzi se, a quanto pare, ha messo le mani avanti chiarendo che anche in caso di sconfitta del suo partito a lasciare la segreteria non ci penserà nemmeno per un istante. Vedremo, intanto però vale la pena notare che la suddetta precisazione denota un clima di forte apprensione nel partito che detiene la quota di maggioranza del governo in carica. Segno evidente che la campagna elettorale che volge al termine non è servita, sia per l’esecutivo sia per il partito di maggioranza relativa, a convincere quella parte di elettorato ancora incerto che probabilmente deciderà all’ultimo se andare a votare e per chi. Ma in realtà dei tre schieramenti in campo quello più chiaro da comprendere, sia dal punto di vista del programma sia dal punto dell’attività parlamentare svolta negli ultimi anni, è certamente quello della Lega e del centrodestra. In primis perché solo questa coalizione, stando agli ultimi sondaggi disponibili, può verosimilmente ambire a raggiungere e superare quel 40% di elettorato che gli consentirebbe di avere la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento. In secondo luogo perché se da un lato il Pd è costretto a dover spiegare all’elettorato le cose fatte nei suoi anni di governo è, probabilmente, perché in pochi le hanno apprezzate davvero al punto da avvertirne un reale vantaggio. Dall’altro lato, invece, la Lega e il centrodestra governano già alcune importanti regioni del Paese e hanno ampiamente dato prova di saper amministrare offrendo ai cittadini soluzioni concrete ai loro problemi e dando anche una visione del futuro; che è poi quella di una maggiore autonomia delle Regioni chiesta a gran voce anche nel referendum. Ecco perché è verosimile ritenere che dei tre schieramenti in campo, centrosinistra, Movimento 5 Stelle e centrodestra, è quest’ultimo quello ad avere le maggiori possibilità di vittoria il prossimo 4 marzo. Per la chiarezza, per la coerenza del programma ma anche per la visione politica. Se Renzi, quindi, si trova oggi nella spiacevole condizione di dover spiegare ai cittadini le buone ragioni delle sue riforme è perché le stesse non hanno funzionato, altrimenti i risultati sarebbero sotto gli occhi di tutti. Il segretario del Pd prova a rivendicare le buone ragioni del Jobs Act ma al contempo non riesce a spiegare perché quel provvedimento non ha creato posti di lavoro stabili ma solo a tempo determinato; rivendica di aver indovinato la politica sulla sicurezza e sul controllo dei flussi migratori, ma poi il clima di insicurezza e di paura esistente nel Paese denota che i cittadini pensano che sia esattamente il contrario. Il 4 marzo, quindi, gli elettori daranno fiducia alla Lega e al centrodestra perchè, al contrario di Renzi, queste forze politiche hanno detto chiaramente cosa intendono fare una volta al governo. Basti pensare, per esempio, al fronte degli sbarchi, dove serve distinguere tra profughi e immigrati clandestini. Una differenza non da poco che costituisce il discrimine tra i doveri di un Paese di accogliere chi è in difficoltà e il suo diritto a difendere e tutelare i propri confini.

domenica, febbraio 25, 2018

25/02/18 - VERDELLO - SEZIONE LEGA NORD



sabato, febbraio 24, 2018

24/02/18 - MILANO - MANIFESTAZIONE LEGA NORD






venerdì, febbraio 23, 2018

23/02/18 - PALAZZAGO - FESTA LEGA NORD




giovedì, febbraio 22, 2018

LE REGALIE A BUON MERCATO DEL PD NON FERMERANNO LA VITTORIA DELLA LEGA



di Giacomo Stucchi

L’aspetto sul quale si concentrano le analisi politiche di questi ultimi giorni di campagna elettorale è su cosa fare dopo il voto nell’eventualità in cui nessuna delle forze in campo riuscisse ad ottenere la maggioranza dei parlamentari. Una circostanza possibile, certo, ma anche improbabile se si tiene nel dovuto conto la reale volontà dei cittadini di cambiare pagina. Perché mai , infatti, questi ultimi dovrebbero rinunciare alla ghiotta occasione di mandare a casa un partito e un governo che hanno fatto il bello e il cattivo tempo, ma senza ottenere risultati concreti o degni di nota? Il bilancio dei governi a guida Pd, compreso quello di Renzi dei mille giorni, è fallimentare e non lo diciamo come argomento da campagna elettorale ma come dato di fatto. Maggiore disoccupazione giovanile, maggiore povertà e, soprattutto, più immigrazione fuori controllo, unitamente ad un debito che fa ancora paura, sono la sintesi della sinistra al governo. Ma a voler entrare ancora più nel dettaglio dei provvedimenti adottati dai governi a guida Pd si prenda, per esempio, il Job Act e si analizzino i risultati prodotti. Oggi a criticare per primi questa sciagurata riforma del lavoro, voluta dal governo Renzi, sembrano essere proprio i giovani del Pd. Perché hanno capito quanto tempo e risorse sono state sprecate per “premiare” con incentivi e bonus il lavoro a tempo determinato, e scoraggiare invece l’assunzione a tempo indeterminato. Quando, invece, avrebbe dovuto essere tutto il contrario. Del resto se davvero il Jobs Act avesse avuto successo oggi avremmo sentito rivendicarlo dagli esponenti del Pd in ogni occasione; e invece non è così. Come si può pensare, perciò, che la gente non colga l’occasione del voto per dare più forza e consenso alla Lega e al centrodestra, unico schieramento nelle condizioni di ambire alla maggioranza parlamentare e quindi al governo del Paese? I primi ad esserne consapevoli, del resto, sono proprio quelli del Pd che infatti dalle loro postazioni governative stanno facendo di tutto per impedire che questo accada. Basti pensare, per esempio, alle tante regalie elettorali che il governo Gentiloni sta facendo in queste settimane; e delle quali, peraltro, non dovrà nemmeno rispondere dell’onere finanziario, visto che la responsabilità in tal senso ricadrà di certo su un altro governo.

martedì, febbraio 20, 2018

PIU' SI AVVICINA IL VOTO PIU' AUMENTANO LE REGALIE ELETTORALI DEL PD


di Giacomo Stucchi

Per fortuna siamo agli ultimi giorni di campagna elettorale perché, altrimenti, il Pd continuerebbe ad attingere senza ritegno al pozzo di San Patrizio dei nostri conti pubblici, pur di mettere sul piatto nuove mance elettorali in grado di far risalire il partito nel gradimento degli elettori. La tattica, come si sa, non è nuova. La sperimentò alla grande Matteo Renzi nel 2014 con il famigerato bonus di 80 euro elargito a milioni di italiani, che costò diversi miliardi, ma le misure dell’ultima ora varate dal governo Gentiloni rendono bene l’idea di che cosa sia in grado di inventarsi il Pd pur di raccattare qualche voto in più in vista del 4 marzo. L’ultima regalia da campagna elettorale è infatti il decreto di esenzione dal pagamento del canone Rai per gli over 75. In sostanza 235.000 cittadini, che sia aggiungono ai 115.000 soggetti già esonerati, non pagheranno più l’odiata tassa. Cosa può aver spinto Palazzo Chigi ad estendere in tutta fretta la platea degli esentati dal canone Rai? Forse Gentiloni ha trovato che fosse inderogabile pensare agli anziani soli davanti alla tv? Ma per favore! La verità è che i sondaggi nelle mani dei dirigenti dei Pd fotografano un tonfo elettorale per il Pd senza precedenti e, quindi, il governo tenta i tutti i modi di gratificare alcune platee di cittadini nella speranza che se ne ricordino nel segreto dell'urna. Nel caso in questione, peraltro, si tratta di un provvedimento decisamente contraddittorio con la decisione del governo Renzi di introdurre il canone nella bolletta elettrica; e quindi l’ennesima contraddizione che si giustifica solo con la disperazione di avvicinarsi ineluttabilmente alla sconfitta elettorale. Nella stessa ottica, purtroppo, che rende bene l’idea delle difficoltà elettorali nelle quali versa il Pd, si pone purtroppo anche l’aumento di stipendio per le Forze dell’Ordine. Aumento sacrosanto, che sia ben chiaro, ma arrivato guarda caso proprio alla vigilia di un voto che potrebbe inchiodare il Pd sulla soglia del 20%, decretando di certo per Renzi e i dirigenti del suo partito la fine di ogni velleità politica. Vedremo cosa accadrà da qui ai prossimi giorni e, soprattutto, quali altre regalie dell’ultima ora sapranno inventarsi pur di venire fuori dalle secche elettorali nelle quali sembrano essere ormai destinati.

martedì, febbraio 13, 2018

SOLO UN GOVERNO CON LA LEGA POTRA' GARANTIRE UNA MAGGIORE SICUREZZA



di Giacomo Stucchi

Sostenere, come ha fatto l’ex premier Matteo Renzi, che il Pd ha fatto uscire il Paese dalla crisi e che per questo ora qualcuno vorrebbe fargliela pagare, e lo farebbe in tanti modi a partire dalla valanga di fake news, è davvero surreale. E’ un pò come dire che i cittadini non sono in grado di intendere e di volere, non riuscendo a capire ciò che è meglio per loro. La verità, naturalmente, è tutt’altra e spiace davvero che il segretario del partito di maggioranza relativa, ancora per qualche giorno, sia costretto a spararle così grosse pur di tentare una rimonta elettorale che si annuncia disperata. La verità è che il centrodestra, con la spinta decisiva della Lega, vincerà le elezioni del prossimo 4 marzo; e non a causa delle presunte fake news alle quali fa riferimento Renzi, ma perché ha tutte le carte in regola per tornare a Palazzo Chigi e per fare le cose che vanno fatte nell’interesse del Paese. Non a caso, infatti, solo il centrodestra ha delle linee guida programmatiche condivise, che vedranno in cima all’agenda dell’azione di governo una reale riduzione della pressione fiscale e una maggiore sicurezza. Su quest’ultimo punto, in particolare, tutti i partiti della sinistra dicono di non dover prendere lezioni da nessuno ma dimenticano di ringraziare chi di dovere. Ovvero tutto il comparto sicurezza che coi Servizi di intelligence, a monte, e le forze dell’ordine, a valle, garantiscono l’incolumità dei nostri cittadini in un periodo particolarmente turbolento, soprattutto per la costante e diversificata minaccia terroristica. Il fatto che la sicurezza diventi oggetto del contendere in campagna elettorale, da parte di quelle forze politiche che negli ultimi anni di certo non l’hanno avuto in cima ai loro pensieri, fa un po’ sorridere e preoccupare alla stesso tempo. Dov’era la sinistra quando in questa legislatura la Lega ha più volte chiesto maggiori risorse, mezzi e uomini, per incrementare gli organici delle forze dell’ordine? Dov’era la sinistra quando in Parlamento abbiamo sollecitato il governo ad accelerare nell’approvazione di quei provvedimenti legislativi che servivano al Paese per garantire maggiore sicurezza? Dov’era la sinistra quando abbiamo chiesto di fare della cyber security la nuova frontiera della sicurezza globale? La verità è che l’essere stata per molti anni nella stanza dei bottoni, non è stato sufficiente a far acquisire alla sinistra un'adeguata cultura sulla sicurezza nazionale. A meno che non si voglia spacciare per tale qualche aumento di stipendio alle forze dell’ordine, dal sapore squisitamente elettorale, come ha furbescamente fatto il governo Gentiloni.

martedì, febbraio 06, 2018

SULL'IMMIGRAZIONE LA SINISTRA FACCIA MEA CULPA!


di Giacomo Stucchi

Non basterà certo qualche tè o aperitivo con gli elettori indecisi, come il segretario del Pd esorta a fare i candidati del suo partito, per recuperare il consenso necessario a vincere le elezioni del prossimo 4 marzo. E non basterà di certo ai Dem recuperare qualche seggio supplementare in Parlamento, grazie ai voti dei partiti della coalizione di centrosinistra che non raggiungeranno il tre per cento, così come prevede il Rosatellum, per rivendicare una vittoria. La campagna elettorale del Pd, del resto, è cominciata in salita. Basti pensare ai continui colpi sotto la cintura con gli ex alleati della sinistra. Pd e Leu, lo schieramento guidato dal presidente del Senato Pietro Grasso, non perdono occasione per suonarsele di santa ragione con le parole e con dichiarazioni al vetriolo. Renzi e Bersani si accusano a vicenda di favorire gli avversari ma la realtà è che la sinistra, nei suoi anni al governo, si è disinteressata totalmente dei problemi del Paese per guardare solo il suo ombelico. Ecco perché oggi, che deve rendere conto del suo operato agli elettori, è impegnata in una lotta fratricida per la sopravvivenza in Parlamento; per addossare ad altri responsabilità che invece sono soltanto di chi negli ultimi anni è stato ininterrottamente nella stanza dei bottoni, prendendo decisioni sbagliate. Come quella del governo Letta, che nel 2013 firmò il rinnovo della convenzione di Dublino quando era già abbastanza evidente che l’assurda regola Ue, per cui lo Stato europeo che riceve il richiedente asilo arrivato illegalmente è poi quello “competente per l’esame della domanda di protezione internazionale”, avrebbe portato problemi enormi all’Italia visto l’intensificarsi dei flussi migratori. O come quell’altra decisione presa dal governo Renzi nel 2014 quando, finita l’operazione italiana Mare Nostrum, l’allora premier chiese esplicitamente che i piani operativi delle nuove missioni Ue, “Triton” e “Sophia”, fossero coordinati dal centro di Roma con la conseguenza, rivelatasi poi deleteria, di far avvenire tutti gli sbarchi in Italia per poi dover gestire la complessa situazione secondo i principi di Dublino. Insomma, se nel nostro Paese si guarda alla gestione del fenomeno dell’immigrazione clandestina negli ultimi anni, tutta la sinistra, da Grasso a Gentiloni, da Letta a Renzi, non può che recitare il mea culpa e assumersi le responsabilità del totale fallimento. Tutto il resto sono solo chiacchiere da aperitivo!