ECCO PERCHE' IL 4 MARZO VINCERANNO LA LEGA E IL CENTRODESTRA
di Giacomo Stucchi
La lezione referendaria deve essere servita al segretario del
Pd Matteo Renzi se, a quanto pare, ha messo le mani avanti
chiarendo che anche in caso di sconfitta del suo partito a lasciare la
segreteria non ci penserà nemmeno per un istante. Vedremo, intanto però vale la
pena notare che la suddetta precisazione denota un clima di forte apprensione
nel partito che detiene la quota di maggioranza del governo in carica. Segno
evidente che la campagna elettorale che volge al termine non è servita, sia per
l’esecutivo sia per il partito di maggioranza relativa, a convincere quella
parte di elettorato ancora incerto che probabilmente deciderà all’ultimo se
andare a votare e per chi. Ma in realtà dei tre schieramenti in campo quello più
chiaro da comprendere, sia dal punto di vista del programma sia dal punto
dell’attività parlamentare svolta negli ultimi anni, è certamente quello della
Lega e del centrodestra. In primis perché solo questa coalizione, stando agli
ultimi sondaggi disponibili, può verosimilmente ambire a raggiungere e superare
quel 40% di elettorato che gli consentirebbe di avere la maggioranza in
entrambi i rami del Parlamento. In secondo luogo perché se da un lato il Pd è
costretto a dover spiegare all’elettorato le cose fatte nei suoi anni di
governo è, probabilmente, perché in pochi le hanno apprezzate davvero al punto
da avvertirne un reale vantaggio. Dall’altro lato, invece, la Lega e il
centrodestra governano già alcune importanti regioni del Paese e hanno
ampiamente dato prova di saper amministrare offrendo ai cittadini soluzioni
concrete ai loro problemi e dando anche una visione del futuro; che è poi quella
di una maggiore autonomia delle Regioni chiesta a gran voce anche nel
referendum. Ecco perché è verosimile ritenere che dei tre schieramenti in campo,
centrosinistra, Movimento 5 Stelle e centrodestra, è quest’ultimo quello ad
avere le maggiori possibilità di vittoria il prossimo 4 marzo. Per la
chiarezza, per la coerenza del programma ma anche per la visione politica.
Se Renzi, quindi, si trova oggi nella spiacevole condizione di
dover spiegare ai cittadini le buone ragioni delle sue riforme è perché le
stesse non hanno funzionato, altrimenti i risultati sarebbero sotto gli occhi di
tutti. Il segretario del Pd prova a rivendicare le buone ragioni del Jobs Act ma
al contempo non riesce a spiegare perché quel provvedimento non ha creato posti
di lavoro stabili ma solo a tempo determinato; rivendica di aver indovinato la
politica sulla sicurezza e sul controllo dei flussi migratori, ma poi il clima
di insicurezza e di paura esistente nel Paese denota che i cittadini pensano che
sia esattamente il contrario. Il 4 marzo, quindi, gli elettori daranno
fiducia alla Lega e al centrodestra perchè, al contrario di
Renzi, queste forze politiche hanno detto chiaramente cosa
intendono fare una volta al governo. Basti pensare, per esempio, al fronte degli
sbarchi, dove serve distinguere tra profughi e immigrati clandestini. Una
differenza non da poco che costituisce il discrimine tra i doveri di un Paese
di accogliere chi è in difficoltà e il suo diritto a difendere e tutelare i
propri confini.
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