Giacomo Stucchi - Senatore Lega Nord Padania -

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giovedì, marzo 01, 2018

UNA STORICA RIFORMA CHE NESSUNO POTRA' PIU' FERMARE

di Giacomo Stucchi

Solo con la spinta propulsiva della Lega è possibile portare avanti quelle riforme che servono davvero al Paese. È questa la sostanza della storica firma al Patto per l'autonomia, sottoscritto dai governatori di Lombardia, Veneto ed Emilia e dal sottosegretario Gianclaudio Bressa. Il Patto per l’autonomia non è più soltanto un grande progetto ma diventa un fatto concreto che consente di guardare ad uno vero proprio sistema federalista come assetto dello Stato. Non è retorica, quindi, definire storico questo primo passo, e almeno per due ragioni. La prima perché dimostra, ancora una volta, come solo la Lega è in grado di portare avanti processi autenticamente riformatori sanciti dalla volontà popolare. La firma del Patto per l’autonomia, infatti, è stata preceduta dal referendum dello scorso ottobre che ha portato al voto milioni di cittadini. Al contrario di altri referendum che invece, forse anche perché indetti per consolidare il potere di chi li ha proposti, sono stati poi bocciati dal popolo nell’urna elettorale. La seconda ragione dell’importanza storica della firma del Patto per l'’autonomia risiede nella visione di futuro che lo stesso accordo determina. Ovvero la libertà riconosciuta alle Regioni di avere piena autonomia su molte materie, a cominciare da alcune principali: istruzione, lavoro, salute, ambiente, rapporti internazionali. Per un movimento come la Lega, che ha sempre creduto nell’autonomia dei territori, si tratta di un passaggio fondamentale che apre la strada, peraltro, alla richiesta di una maggiore autonomia da parte di tutte le altre Regioni. Penso, per esempio, al Piemonte e alla Liguria, ma anche alla Campania e alla Puglia, che hanno già in fase avanzata le trattative con lo Stato centrale. Questo effetto domino, partito dalla Lombardia e dal Veneto, dà di certo l’idea di quanto sia importante la firma del Patto per l’autonomia, non solo per i territori del nord ma anche per tutto il Paese. Si tratta, probabilmente, della più significativa riforma sull’assetto dello Stato messa in campo negli ultimi anni. Una riforma che in alcun modo potrà restare lettera morta nel prossimo Parlamento. Infatti, qualunque siano i rapporti di forza determinati dai risultati elettorali, a questo punto nessuno potrà più mettere i bastoni tra le ruote a un processo riformatore in senso federalista che non si fermerà più.